Mario Marabini

Bologna 1923 – Venezia 1962

Bolognese di nascita, Mario Marabini si trasferisce ancora bambino a Venezia con i genitori e il fratello maggiore Ottone. Nella città lagunare trascorre la sua infanzia e la sua breve vita. Dopo un’iniziale formazione artistica maturata attraverso la mediazione del fratello Ottone, con il quale collabora alla realizzazione di opere musive per la ditta veneziana Padoan, Marabini sceglie come mezzo espressivo la pittura. Il suo ingresso nel mondo dell’arte viene però bruscamente interrotto dalla chiamata alle armi nel gennaio del 1943.
Dopo la tormentata e drammatica esperienza bellica, rientrato a Venezia nel settembre del 1945 riprende con impegno e passione la sua attività artistica e decide di completare i suoi studi iscrivendosi, nel 1948, all’Istituto Statale d’Arte. Conseguito il diploma di Maestro d’Arte nel 1951, inizia ad insegnare in numerose scuole della provincia di Venezia. Pur continuando a disegnare e a dipingere, inizia a manifestare un crescente interesse per la scultura che ben presto predominerà sulle altre forme espressive. Nel 1953 si sposa con la pittrice Luigina De Grandis, conosciuta qualche anno prima. Nel 1954 il matrimonio sarà allietato dalla nascita della figlia Chiara. Nel 1955 si iscrive all’ Accademia di Belle Arti di Venezia dove, nel 1959, si diploma in scultura con Alberto Viani. Alla ricerca di definire la propria ricerca plastica, non segue la via astratta indicata dal proprio maestro ma sceglie di esprimersi attraverso la figura, utilizzando un linguaggio che risente fortemente della visione dell’opera di Arturo Martini. La sua produzione si concentra soprattutto sulla rappresentazione della figura umana resa attraverso piccole e raffinate sculture in gesso, cera e bronzo, caratterizzate dall’insistita ricerca di una semplificazione formale, dal sereno e armonioso naturalismo. Per un tragico incidente perde la vita a soli trentanove anni, nel pieno della sua ricerca artistica. Inizia la sua attività espositiva nel 1953 partecipando ad una collettiva e nel 1956 tiene, insieme alla moglie De Grandis, la sua prima personale. Nel 1962 è presente alla Biennale, nella sezione dedicata all’arte decorativa. Negli anni Sessanta alcune retrospettive, organizzate dalla moglie, danno inizio ad una rivalutazione critica della una produzione artistica.

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